martedì 29 aprile 2014

TRA MITI E LEGGENDE E STORIA VERA.

E' stata una serata ricca di colpi di scena quella del 12 aprile all'interno della stagione VADO A TEATRO! Grandi testi, società, fiabe, territorio. Lo spettacolo, BUON VINO, FAVOLA LUNGA del Teatro delle Selve ha colorato di il Teatro degli Scalpellini di un rosso vivace e frizzante come il vino e le storie che ha evocato. Un grande attore e due donne, Pinuccia e Maria, si sono scontrati a suon di parole, modi di dire,ricette gastronomiche e rielaborazione di storie popolari, tutto inquadrato nella cornice di una fantomatica prova in teatro in cui il grande attore confonde continuamente il piano della scena con quello della realtà.
Le donne sono scaltre, simpatiche, intervengono dal loro posto in platea e vengono trascinate, a loro insaputa, nella storia raccontata dal grande attore. Dall'essenzialità scenografica dell'apertura, si passa ad una scena più familiare, con l'allestimento di una tavola con calici in cui Maria vorrebbe offrire un bicchiere di vino a tutto il pubblico e Pinuccia elenca le prelibatezze culinarie tramandate dalla sua famiglia. Nonostante faccia irruzione la morte sul finale, le due donne riescono a uscirne indenni: un bicchiere di vino tira l'altro e così la zia Berta - riconoscibilissima lontana parente di Pinuccia - riesce a difendere Maria e anche se stessa, sottraendosi alla falce e alla lista della nera signora! I miti e leggende si chiudono qui, al Teatro degli Scalpellini, per lasciare spazio alla storia contemporanea. Giovedì 24 e venerdì 25 aprile il teatro ha ricordato l'Anniversario della Liberazione dell'Italia dall'occupazione nazista e dal ventennio fascista nel 69° anno della ricorrenza. Il programma teatrale ha visto sul palcoscenico La Finestra Sul Lago di San Maurizio d'Opaglio che ha dato voce a figure molto diverse che hanno vissuto a loro modo quel 25 aprile.
Il 24 aprile, invece, insieme ad ANPI Basso Cusio, ARCI di Boleto e Ass.ne Pro Niger, si è realizzata una serata di testimonianze narrate e raccontate dal vivo. Alla presenza della staffetta partigiana Wanda Canna e al gruppo Noi Cantastorie di Crusinallo sono stati evocati i momenti salienti della Resistenza e le emozioni della gente comune.
La stagione VADO A TEATRO! Grandi testi, società, fiabe, territorio aspetta il suo pubblico per l'ultimo appuntamento, sabato 10 maggio alle 21.00 con DEEP Dietrich/Piaf Teatro e Danza dell'Associazione Teatrale Orfeo di Torino.
Biglietto: Intero € 7 Ridotto € 5 
Promozione speciale cinquina: per gruppi organizzati di 5 persone, biglietto per persona ridotto a € 5



mercoledì 2 aprile 2014

STORIE D'ACQUA DOLCE

“Con le mani posso finalmente bere”… L’esordio di Storie d’Acqua dolce con Franco Acquaviva trasmette, sin dall’inizio, allo spettatore la familiarità dell’argomento e ne stuzzica la curiosità.
Storie legate all'elemento essenziale per la vita sono state narrate in palcoscenico domenica 30 marzo dal Teatro delle Selve nella stagione VADO A TEATRO! Grandi testi, società, fiabe, territorio di cui ha firmato la direzione artistica. Grazie alla collaborazione con il Museo del Rubinetto di San Maurizio d’Opaglio, il regista ha cucito tra loro aneddoti e dati statistici creando una trama del tutto divertente. Storie d’acqua dolce non è ancora una produzione completa, ma ha le caratteristiche affinché lo possa diventare.

Il Professore deve registrare la sua conferenza: al pubblico parlerà dell’Acqua, ma ancora non sa che titolo dare alla lezione e si concentra sul funzionamento

del suo mini registratore e sul contenuto. Non ha iniziato da molto la “prova” ed ecco che appare un uditore simpatico e originale che lo accompagna durante tutto il tempo della registrazione. Cesare, il desocializzato delle terme di Caracalla, integra le conoscenze scientifiche del professore, con l’esperienza vissuta sul campo. Cesare vive alle terme e di storie ne ha da raccontare! Il professore parla del rubinetto, e di quanto la sua invenzione abbia rivoluzionato le abitudini delle persone; punta l’accento più volte sull’uso scorretto delle bottiglie di plastica e ribalta la visione di Cesare sul consumo dell’acqua corrente. Il rapporto tra i due subisce una parabola ascendente: dapprima il professore si innervosisce sugli interventi di Cesare, perché lo distrae, gli fa perdere il filo del discorso e gli ruba minuti preziosi; il barbone romano si impone quale personaggio popolare e ingenuo a tratti. Dal professore scaturisce la passione per la l’argomento trattato e per il suo lavoro. Man mano che lo scambio di battute tra i due aumenta, cresce la fiducia del professore nel suo interlocutore. Sul finale c’è un avvicinamento tra i due: Cesare aveva portato con sé una lettera ricevuta lo stesso giorno, non ancora letta. La comunicazione, emanata direttamente dalla sovrintendenza ai Beni Culturali, impone a Cesare di non stazionare più presso il perimetro delle terme, con sgombero immediato. Lo scarto di registro tra il linguaggio popolare di Cesare e quello burocratico della sovrintendenza è lo stesso che esiste tra lui e il professore. Il professore supera le differenza decidendo di lasciare la sua registrazione e aiutare Cesare a risolvere la questione.